Impariamo a fertilizzare

dottor Gianantonio Torelli

( ultima revisione (ottobre 2018) del mio articolo pubblicato la prima volta su "il mondo delle orchidee", news del G.A.O., luglio 1997 )


Nella coltivazione delle orchidee un pò tutti usiamo i fertilizzanti, nella speranza di ottenere piante più rigogliose e con una fioritura più abbondante. Ma spesso non sappiamo neppure cosa sia un fertilizzante o se sia davvero utile fertilizzare e quando farlo...
Quasi sempre, poi, non sappiamo neppure la reale ed effettiva composizione del fertilizzante che stiamo usando.

I fertilizzanti commerciali hanno una sigla (N.P.K.) per molti misteriosa e, come vedremo sotto, talora ingannevole ...

Sulla rivista "il mondo delle orchidee", come introduzione al dibattito sulla fertilizzazione, ho tradotto un vecchio, ma interessante articolo di Dorothy Morgan, che puoi leggere qui, in cui si parla in modo approfondito degli elementi essenziali e benefici nella coltivazione delle piante.
Consiglio di darci una attenta lettura, prima di proseguire con questo mio articolo!!

ok. fatto?
bene...

Ora, chiarito cosa intendiamo per elementi essenziali e benefici, parliamo in modo più specifico dei fertilizzanti che possiamo usare per le orchidee; di cosa troviamo in commercio; di come si possano preparare in casa; e di altri problemi connessi al loro uso.

Un'anticipazione: evitate, se possibile, l'uso di fertilizzanti contenenti urea

infatti con i substrati molto drenanti che usiamo nella coltivazioni delle orchidee, in particolare per le phalaenopsis, un fertilizzante con urea in fin dei conti cede alle nostre orchidee meno azoto di quanto pensiamo di somministrare, dato che ci eravamo basati  sulla percentuale di N indicata nella confezione!

Perché?
Perché l'urea sì,in piccola parte viene utilizzata subito, ma per la sua quasi totalità necessita di un processo di conversione per essere disponibile; infatti l'urea, diammide dell'acido carbonico con formula NH2CONH2,
viene idrolizzata e convertita in 2NH3 + CO2 e solo a questo punto l'ammoniaca NH3 può essere utilizzata dalle radici.
Se pensiamo poi che di solito usiamo un substrato molto aperto e drenante, ogni volta che bagnamo, dilaviamo il substrato, portando via i residui delle vecchie concimazioni, compresa l'urea non ancora assorbita, al contrario di ciò che succede per altri fiori coltivati in terra.
Rinvasando inoltre le orchidee piuttosto spesso, anche una volta all'anno, buttiamo via il vecchio substrato che potrebbe ancora contenere residui dell'urea che componeva il concime somministrato e che si era depositata, in attesa di essere metabolizzata.

Anche se qualche sporadico studio sostiene che le radici possono assorbire direttamente un pò dell'urea somministrata, il consiglio generale che si trova in letteratura è quello di usare, per le orchidee epifite, concimi senza urea. Comunque, fate vobis.. 

Altro consiglio: le piante hanno bisogno di magnesio. Un modo semplice ed economico per fornire magnesio è quello di usare un po' di solfato di magnesio. Sì, il banale sale amaro, che trovate anche in farmacia essendo di solito usato come purgante, detto anche sale di Epsom dagli inglesi, che lo usano da tantissimo tempo nella coltivazione delle orchidee.
N.B. oltretutto, un cucchiaino da thè su 3 litri d'acqua sembra elimini anche l'eccesso di sali depositati nei vasi!.

Allora, nell'articolo di Dorothy Morgan abbiamo analizzato i bisogni nutrizionali delle piante, distinguendo tra gli elementi essenziali e quelli benefici. Abbiamo perciò visto le funzioni di ogni singolo macro e micro elemento.
Le nostre piante captano il carbonio, l'idrogeno e l'ossigeno dall'aria, mentre ricavano i sei macroelementi principali ( azoto N, fosforo P, potassio K, calcio Ca, magnesio Mg e zolfo S) dal substrato di coltura o dall'acqua di irrigazione.
 


Elemento    forma               simbolo             

Azoto:    Azoto                      N 
Fosforo:  Anidride fosforica     P2O5 
Potassio: Ossido di potassio   K2O6 
Calcio:    Ossido di calcio        CaO 
Magnesio: Ossido di magnesio MgO 
Zolfo:     Anidride solforica       SO3 
Zolfo elementare: Zolfo           S 
Sodio:     Ossido di sodio         Na2O 
Sostanza organica: Carbonio organico C

Assodato quindi che le orchidee hanno bisogno di N, P, K, S, Mg e Ca, oltre che di tracce di microelementi come ferro, manganese, boro, molibdeno, rame, etc, dobbiamo ora prendere in considerazione da dove esse possano captare questi elementi, cioè il substrato e l'acqua usati nella coltura. Qui sta' la differenza con la coltivazione di altri fiori o piante, che vengono coltivate in terra. Nella coltivazione delle orchidee di solito si usa il bark, cioè pezzetti di corteccia di pino o abete, che però non è mai completo di tutti gli elementi minerali come lo è invece la terra usata per coltivare gli altri fiori.
Il bark, degradandosi, cede qualche minerale, sostanzialmente un pò di azoto, ma non fornisce tutti gli elementi necessari e tanto meno li fornisce nelle dovute proporzioni. Se poi usiamo altri substrati, tipo perlite, lava, lana di roccia questi, essendo inerti, non forniscono in pratica alcun minerale alle piante. Ovviamente possiamo rimediare a ciò aggiungendo al substrato alcuni materiali organici tipo letame, terriccio di bosco, foglie secche, sfagno, etc.
Ma vi è poi un altro fattore da tenere in considerazione: le radici delle orchidee necessitano di elevato scambio di aria, per cui il coltivatore di orchidee rinvasa molto spesso, al fine di evitare che questi substrati organici con la loro degradazione rendano asfittiche le radici, provocandone la morte; cambiare questo substrato in iniziale decomposizione con uno nuovo, però, significa togliere alla pianta una fonte preziosa di minerali, quei minerali cioè che si stavano formando con la decomposizione del substrato e che sarebbero stati disponibili per la pianta.
In pratica il coltivatore di orchidee tende ad usare un substrato che quasi quasi lo avvicina alla coltura idroponica.
Questo ci impone di fornire dall'esterno gli elementi nutritivi per ottenere una crescita ottimale e bilanciata; e ciò ci porta a parlare dell'acqua di irrigazione. Spesso l'acqua a nostra disposizione è cattiva, inquinata o troppo mineralizzata; in questo caso non ci resta che usare acqua piovana o acqua ottenuta con osmosi inversa. In entrambi questi ultimi casi si tratta di ottima acqua, che però non ha alcun sale minerale! se quindi contemporaneamente usiamo un substrato inerte (lana di roccia, perlite, lava, polistirolo, etc) le piante non hanno addirittura nessun tipo di nutrimento!! In questo caso è assolutamente indispensabile ricorrere a fertirrigazioni. La normale acqua dell'acquedotto invece bene o male qualche macro e microelemento lo contiene, per cui la fertilizzazione è meno impellente, in particolare se usiamo un pò di substrati organici. Per i pahiopedilum, ad esempio, non è male usare l'acqua dell'acquedotto, se questa contiene calcio e magnesio. Ma è sempre utile usare i fertilizzanti, se usati con giudizio e a dosi corrette, in quanto integrano quello che l'acqua dell'acquedotto già fornisce.

Dei tre macrolementi, N-P-K, l'azoto N è l'elemento più importante ed è quello più assorbito dalle radici.
le fonti di N più usate nei concimi sono ammonio nitrato, ammonio solfato, calcio nitrato, potassio nitrato ed urea, in varie combinazioni tra loro.
il più assorbito è l'azoto sotto forma di nitrato (NO3), mentre  l'ammonio (NH4) viene assorbito poco come tale, in quanto viene rapidamente trasformato in nitrato.


In commercio troviamo un'infinità di fertilizzanti, il cui contenuto è espresso come N.P.K., cioè in azoto N, fosforo P e potassio K.
Per capire quale fa' al nostro caso dobbiamo però prima analizzare bene le nostre condizioni di coltura.

Bisogna cioè analizzare due parametri:

1. il tipo di substrato usato, che può essere:

-inorganico ( perlite, lana di roccia, lava, sabbia, polistirolo, etc)
-organico ( bark, letame, sfagno, torba, foglie di faggio, etc)
-un misto di organico e inorganico

2. la quantità di sali minerali presenti nell'acqua che usiamo.
Quest'acqua può essere:

-senza minerali:
acqua piovana, con conducibilità fino a 10 microSiemens
acqua da osmosi inversa, anch'essa senza sali minerali

-con minerali:
in dosi modeste, ritenuta di norma acqua di buona qualità, con conducibilità fino a 200-300 microSiemens
in dosi elevate, ritenuta di norma acqua di cattiva qualità, spesso molto calcarea, con elevata conducibilità

Determinato ciò, possiamo passare alla ricerca del nostro fertilizzante ideale, che deve tenere conto dei due parametri visti sopra, in modo da fornire alla pianta tutti i minerali necessari ad integrazione dell'accoppiata substrato-acqua.

Sarebbe quindi opportuno determinare la conducibilità elettrica dell'acqua che usiamo o, in alternativa, cercarne i dati analitici sul sito web dell'azienda fornitrice dell'acqua, se si tratta di acqua derivata dall'acquedotto.
L'uso di un conduttivimetro, strumento reperibile a poche decine di euro, è davvero utile

esempio di un buon conduttivimetro

osservazione importante:

cosa significa l'indicazione che troviamo sulla confezione del concime, ad esempio N-P-K 20-20-20?
questa indicazione andrebbe più correttamente indicata come N-P2O5-K2O 20-20-20, ma viene abbreviata convenzionalmente in N-P-K 20-20-20 e significa che, su 100 gr di concime, 20 gr sono azoto N, 20 gr ossido di fosforo P2O e 20 gr ossido di potassio K2O.
la loro somma fa 60/100. Ed il resto? il resto sono eccipienti, coloranti, etc...

considerate questo: quando prendete nei negozi, nei garden, nei brico, etc i flaconcini di fertilizzante liquido, quasi sempre hanno una formulazione molto "povera", debole, in quanto la media totale reale del concime contenuto in essi è il 15-18%, il resto è acqua.. 

Gesal per orchidee:      NPK  4-5,5- 6
Compo per orchidee:    NPK  3- 4- 5
Cifo per orchidee         NPK  6-6-6
Fito orchidee plus:       NPK  6-9-8
KB orchidee, liquido     NPK  4-4-8
Orchid Focus grow       NPK  2.2 -1.3- 2.1  (N come nitrato)


Come detto prima, il contenuto dei fertilizzanti in commercio è espresso in N.P.K., in base al loro contenuto in azoto (N), fosforo (P) P2O e potassio (K) K2O, che sono i tre macroelementi principali.

Ma qui viene la prima sorpresa!!!

Quando noi usiamo un fertilizzante, ad es. un NPK 20-20-20, di solito pensiamo che questo fertilizzante contenga il 20% di azoto, il 20% di fosforo ed il 20% di potassio.

Errore!!


Questo fertilizzante contiene sì il 20% di azoto, ma non il 20% di fosforo il 20 % di potassio!!!!

in realtà il 20% di P fosforo è espresso come anidride fosforica (P2O5) cioè ossido di fosforo
ed il 20% di K potassio è espresso come ossido di potassio ( K2O)

ma ovviamente gli ossidi NON sono i singoli elementi...

cioè mentre per l'azoto N viene espresso come N azoto elementare, P e K non sono espressi come P e K elementari, ma come ossidi

quindi il vero rapporto N.P.K. è 20-8.7-16.6 e non 20-20-20 come riportato sulla confezione !!!!

altro che bilanciato......

Ciò è decisamente assurdo!  e, secondo il mio modesto parere, ingannevole!!!

Questo significa che il rapporto tra N.P.K. non è quello che indicato sulla confezione del fertilizzante, ma molto divero, in cui P e K sono molto meno di quello dichiarato.

Purtroppo il modo onesto e corretto di indicare i macrolelementi, come percentuale reale dell'elemento, è obbligatorio in Australia e Nuova Zelanda ed in Europa solo nei paesi nordici ed Irlanda. Nel resto del mondo, Italia compresa, si indicano in quel modo ingannevole visto prima.
Chissà poi perché...

ad esempio il sacco da 15 kg di Peters All Rounder in Australia, paese in cui è obbligatorio riportare i veri valori di NPK, ha costretto costringe l'azienda produttrice ICL, di origine israeliana, a scrivere nelle confezioni destinate anche a questo mercato tutti e due i valori, compreso il vero valore NPK = N-P2O5-K2O: 20-8.7-16.6, e questa è la sola indicazione che i siti commerciali australiani riportano nelle specifiche dei loro siti web.
Per motivi commerciali, i sacchi venduti in paesi geograficamente vicini ma che hanno una disciplina indicatoria diversa, riportano entrambe le espressioni: NPK 20-8.7-16.6 e 20-20-20, ma la prima dà un'idea immediata del reale valore di N P K, in cui P, fosforo, appare visivamente inferiore  (P=8.7) a quello che appare leggendo la seconda ( P=20)

in Australia infatti i siti web propongono questo 15kg Peters All Rounder come NPK 20-8.7-16.6   ( e non come da noi 20-20-20)

 
faccio un altro esempio:

15kg Peters Blossom Booster NPK 10-13.1-16.6  ( da noi 10-30-20)
 (
Se lo stesso identico prodotto della stessa ditta in Europa viene venduto come NPK 10-30-20 (detto blossom booster) ma in cui P e K sono ossidi mentre in Australia viene venduto come NPK 10-13-17 è evidente che qui da noi si vuol far credere che ci sia il 30% di fosforo ( come ossido di fosforo), mentre in realtà c'è solo il 13% di fosforo elementare, e il 20% di potassio, mentre in realtà ce n'è solo il 17%....

 

Se vuoi convertire facilmente i valori "italiani", espressi in ossidi, nei veri valori degli elementi, usa questa semplice formula:


moltiplica il fosforo P ( che è espresso come P2O5) x 0,43   o  lo dividi per 2,3 

moltiplica il potassio K ( che è espresso come K2O) x 0,83   o  lo dividi per 1,2


Sempre a titolo di esempio proviamo ad analizzare dal punti di vista chimico e molecolare una sostanza chimica, ammonio fosfato, alla base dei più diffusi fertilizzanti.

Ammonio fosfato monobasico, NH4 H2 PO4; esso ha peso molecolare 115;

se lo indichiamo come percentuale assoluta in NPK ne deriva: N.P.K. : 12. 27. 0

se invece lo indichiamo come ossido ( come fanno i "nostri" produttori di concimi) la stessa formula risulta così espressa:
N P K : 12. 61. 0
   
cioè sul pacchetto i nostri produttori scriverebbero NPK 12.61.0 invece di 12.27.0... quindi il P dal 27% si è stato "trasformato" in 61% !! chiaro???

Ricordati quindi che tutte le formulazioni in commercio in Italia, adottando quest'ultimo sistema, esprimono una percentuale in P e K che è inferiore al contenuto effettivo in P e K !!!!!!!    
infatti esprimono la percentuale di P e K come OSSIDI e non come elemento chimico.
R
icordalo bene....

 
queste sono le sostanze di base usate nei fertilizzanti

        analisi                                    N %   P2O5%   K2O %                 
Ammonio nitrato NH4NO3                33  -    0      -    0 
Ammonio solfato (NH4)2SO4            21  -    0    -     0    -    24S 
Diammonio fosfato (NH4)2HPO4      18   -   46   -      0 
Potassio Nitrato    (KNO3)                 13    -  0    -     44
Potassio cloruro  KCl                          0    -    0    -    60 
Potassio solfato  K2SO4                      0    -    0    -    50    -    16S 
Potassio magnesio solfato                     0    -   0    -     22    -    23S    - 11Mg 
Perfosfato triplo (superfosfato)             0 -      46    -    0
Urea    CO(NH2)2                              46    -    0    -    0 

Altra osservazione.  

In commercio esistono tantissimi fertilizzanti, e di questi alcuni sono venduti come specifici per orchidee. Non so su che base le ditte produttrici facciano però questa affermazione. Per quale orchidea, innanzitutto? forse che i Paphiopedilum vogliono la stessa fertilizzazione delle Cattleya o dei Cymbidium? e poi in base a che criterio si stabilisce che una formulazione è più indicata per orchidea invece che per altri fiori? una dimostrazione di quanto in realtà le ditte produttrici conoscano poco le orchidee ed il loro modo di coltivazione è il fatto che la maggior parte dei loro fertilizzanti venduti "per orchidee" contiene urea, ma penso che ciò sia dovuto al fatto che l'urea costa pochissimo...quindi aumenta il guadagno per la ditta produttrice.
Di solito i concimi buoni e costosi non contengono urea.
Infatti l'urea, CH4 N2O, come è noto e ho detto poc'anzi, contiene l'azoto in una formulazione che non lo rende immediatamente disponibile per la pianta, se non in piccolissima quantità. Essa cioè deve essere scissa da un enzima, detto ureasi, che rende l'azoto N disponibile alla pianta; l'ureasi è prodotta da alcuni batteri presenti nel suolo ( e il suolo non è propriamente ciò che noi usiamo come substrato...) e probabilmente anche nelle orchidee montate su corteccia con muschio.
Si discute in quanto tempo l'urea viene resa disponibile alle radici delle orchidee, ma temo che questo sia un processo abbastanza lungo, forse troppo per chi come noi rinvasa le piante spesso ed inoltre usa nel substrato componenti inerti, tipo carbone, perlite, pomice, polistirolo, etc...non idonei alla trasformazione batterica dell'urea. Quando poi cambiamo substrato, per degradazione del bark ad es., noi buttiamo via con il vecchio substrato anche l'urea delle precedenti fertilizzazioni, non ancora metabolizzata. Ciò significa che se noi usiamo un fertilizzante che contiene urea, in realtà dobbiamo calcolare che forniamo meno azoto di quello che pensiamo, in quanto dobbiamo sottrarre all'N totale una parte dell'azoto ureico, che non viene utilizzata dalla pianta subito, se non in minima parte e che deve essere trasformato in NH4 e NO3 in un tempo variabile, in base alle condizioni di coltivazione, substrato, etc.

in ogni caso l'urea CO(NH2)2 +H20 viene idrolizzata e convertita in 2NH3 + CO2
NH3 viene ammonificato in (NH3 +H2O) > NH4 +OH
NH4 viene nitrificato in H2NO2 e poi in NO3 (nitrato)

nel catalogo Peters/ICL attuale ( anno 2018) il classico vecchio "Peters Orchid special" 18-18-18  è diventato "Peters Professional Orchid Special" 20-12-20, con 12,9% dell'azoto sotto forma di urea, mentre il nitrato NO3 è al 5,3% e l'azoto ammoniacale (NH4) al 1,8% ed ha un contenuto più basso di P, 12%

Anche il diffuso Peters Professional 20-20-20 (Everris/ICL) ha il 20% di azoto, di cui però il 10,4% è azoto ureico, il 4,1% azoto ammoniacale e il 5,5% nitrato


invece il rinato J R Peters Orchid Special, da loro indicato per orchidee in bark, è un NPK 30-10-10, senza urea

Attenzione quindi:

-a non farsi ingannare nella proporzione di NPK dalle indicazioni fornite dai produttori, in Italia, sulle etichette!!!

-non esiste un concime "per orchidee", in quanto è una dizione solo commerciale.

quindi NON comperate un fertilizzante solo perché riporta sull'etichetta la dizione "per orchidee" !!
si tratta di uno specchietto per le allodole, spesso venduto più caro di un prodotto generico della stessa azienda.
Devi invece cercare un prodotto che usi componenti di alta qualità ed idoneo, come componenti, soprattutto come azoto N, per le orchidee che coltivi ( a seconda che siano epifite, terrestri, in vaso, su corteccia, etc), e per l'acqua che usi.

due parole ancora sull'azoto contenuto nei concimi, sperando che le aziende indichino sempre che tipo di azoto usano:
possiamo trovare azoto come nitrato e azoto ammoniacale.
L'azoto ammoniacale tende a far crescere una vegetazione molle e debole, mentre i nitrati  promuovono una crescita più robusta.
Di solito nel substrato ci sono batteri aerobici nitrificanti che convertono, con ossidazione biologica, l'ammonio NH4 in nitrato NO3, tranne quando il pH è basso, la temperatura è fredda ed il substrato molto umido.
Se hai dubbi, chiedi consigli alla  associazione di orchidee a cui fai riferimento.


Altro inconveniente che provoca l'urea è che, essendo sostanza organica, non è in pratica misurabile con il conduttimetro, per cui chi usa questo eccellente strumento per dosare i fertilizzanti legge dati sottostimati se usa fertilizzanti con urea.

Secondo molti coltivatori professionisti americani il pregio dei famosi fertilizzanti Dyna-Gro sta' proprio nel fatto che sono privi di urea, usando come azoto solo NH4 e NO3.....

La soluzione?

Acquistare un semplice concime generico 20-20-20 di buona qualità, cercandone magari uno senza urea

oppure prepararsi i fertilizzanti in casa!!!

Occorrono solo alcuni principi attivi, in particolare il potassio nitrato ed il fosfato di potassio (che costituiscono l'eccellente 5-11-26 Hydroponic Special  della ICL Peters Professional (uguale al vecchio  Peters Hydro-sol,) ottimo prodotto per idrocoltura, e quindi molto valido anche per i nostri substrati quasi inerti...).
il 5-11-26 Hydroponic special (=HYDRO-SOL) è un NPK 5-4.8-21.6 ( attenzione però: da noi viene venduto come un 5-11-26 !!)

Vuoi quindi provare a farti un fertilizzante in casa??

come?

esaminiamo allora le sostanze presenti nel 5-11-26 Hydroponic Special  (NPK reale 5-4.8-21.6 )

Potassio nitrato : KNO3, p.m. 101 - NPK:14. 0. 47

Potassio Fosfato mono: KH2 PO4, p.m. 136 - NPK: 0. 52. 34


se mescoliamo 10 gr di KNO3 e 10 gr di KH2 PO4 avremo 20 gr di fertilizzante contenente NPK nel rapporto di 7 - 26 - 40. Aumentando uno o l'altro dei due componenti varieremo anche i rapporti di NPK a nostro piacimento.

Altra sostanza interessante è il Nitrato d'ammonio, NH4 NO3, p.m. 80, ( 35-0-0 ). Esso contiene l'azoto nelle due forme, ammoniacale ( NH4) e nitrica ( NO3), esattamente come il Dyna-Grow visto prima. Poiché sembra che le piante utilizzino entrambe queste due forme azotate, il nitrato d'ammonio è un ottimo fertilizzante, utile in particolare quando si vuol fornire molto azoto.

In definitiva, analizzando le varie formule della Peters e di altre case, possiamo notare che queste ditte utilizzano le seguenti sostanze:

Nitrato di ammonio (33-0-0), Nitrato di potassio (14-0-47), Potassio fosfato mono ( 0-52-34), Potassio fosfato bibasico ( 0-54-41), Ammonio fosfato ( 12-62-0), urea (sconsigliabile, come visto prima), Ammonio solfato ( 21-0-0) ed Ammonio nitrato ( 35-0-0).
A seconda di quelle sostanze che riusciamo a procurarci e perdendo qualche minuto in calcoli chimici, possiamo fabbricarci in casa un buon fertilizzante su misura, e contenente NPK in concentrazione variabile a seconda della stagione, delle nostre esigenze e delle nostre idee.
Possiamo cioè variare a piacere i rapporti tra N, P e K.

Tornando all'uso dei fertilizzanti, sui testi di coltivazione e su molti siti web (che di norma ripetono e copiano in modo acritico quello che è stato scritto da altre parti) si trovano alcune affermazioni, che troppo spesso sanno di luogo comune o, peggio ancora, di "leggenda metropolitana", non supportate cioè da studi scientifici.

Vediamo alcuni di questi luoghi comuni:

1. si dice che chi coltiva in bark deve usare la formulazione 30.10.10, basandosi sull'idea che i batteri e funghi, che degradano il bark, sottraggano prezioso azoto alla pianta. Da qui il consiglio di usare il 30.10.10 per supplire a questo furto. In realtà così facendo noi nutriamo ben bene questi microrganismi, con il risultato di degradare molto più rapidamente il bark. Se poi pensiamo che quasi tutte queste formulazioni commerciali contengono l'azoto sotto forma di urea, ci rendiamo conto che si tratta di un consiglio quantomeno "sballato"... (a meno di usarne uno senza urea...)

2. si legge di usare in primavera il 30.10.10, poi verso l'estate di passare al bilanciato 20.20.20 e poi in autunno al blossom booster ( induttore di fioritura ), cioè al 10-30-20.
In realtà non c'è nessuno studio scientifico a supporto di queste affermazioni.

Tutt'altro... ci sono stati studi che hanno contraddetto queste affermazioni!!
Le piante assorbono quello che a loro serve, NON quello che a tutti i costi gli propiniamo noi!!

E' ovvio pensare che simili affermazioni siano propugnate dalle aziende produttrici di fertilizzanti, perchè più si consigliano formulazioni diversificate, più...vendono!
da notare pure che qui in Italia un buon 20-20-20 generico costa molto meno dei vari concimi "per orchidee" vendute dalla stessa ditta!
controllate i prezzi praticati ad esempio della molto diffusa KB....

A mio giudizio quindi un buon concime idrosolubile 20-20-20 e senza urea può essere usato tutto l'anno; sarà la pianta infatti ad assorbire le sostanze nelle quantità necessarie ed utili in quel momento. Alcuni fertilizzanti commerciali contengano troppo fosforo (P), che è utile soprattutto nei terricci per floricoltura, ma serve molto a poco nei nostri substrati. Se poi sei convinto che sia utile modificare i rapporti tra N.P.K. nelle varie stagioni, puoi integrare un concime idrosolubile 20-20-20 con nitrato di calcio o nitrato di ammonio o altri elementi che ritieni utili.
Per quel che concerne il ritmo delle fertilizzazioni, mi sembra logico usare il fertilizzante continuativamente ma a concentrazioni diluite; conviene aumentarne la dose soprattutto nella fase di crescita vegetativa. Non ha senso usare una botta di fertilizzante ogni tanto, in quanto il substrato di coltura per phalaenopsis, ad esempio, è sempre molto drenante, per cui il fertilizzante viene rapidamente drenato via dal vaso. Inoltre non è logico sottoporre la pianta ad un'indigestione saltuaria e mantenerla a "digiuno" per il resto del tempo.
Anche noi mangiamo tutti i giorni, non una volta al mese!!.

Per calcolare quanto fertilizzante stiamo dando alle piante, si possono utilizzare due metodi:

1. usare un conduttìmetro. Si tratta di un'ottima spesa, in quanto questo piccolo strumento a pile ci permette di sapere, con una certa precisione, quanti sali minerali stiamo dando alle nostre piante, e viene espressa in microsiemens. Ovviamente i dati del conduttìmetro tengono conto solo della conducibilità elettrica dei sali disciolti nell'acqua sotto forma di ioni mobili, e non ci danno un'indicazione qualitativa di essi; inoltre non misura i sali organici, per cui l'urea, la solita "terribile" urea, non viene rilevata dallo strumento!!
Dal punto di vista pratico, misuriamo con il conduttìmetro l'acqua di base, preferibilmente acqua piovana o da osmosi inversa, che non ha sali minerali, e poi aggiungiamo i fertilizzanti fino ad ottenere il valore desiderato. A seconda delle necessità e dei periodi possiamo ritenere ottimale portare la conduttività a 300-400 microsiemens (μS). Se vogliamo spingere la pianta, possiamo arrivare anche a 600-800 microsiemens.

2. Esiste anche un modo economico e semplice per calcolare la quantità di fertilizzanti presente nella nostra soluzione: si tratta di esprimere i sali minerali come ppm, cioè parti per milione, cioè 0.001 grammi per litro di acqua.

Una semplice formula per calcolare la ppm è la seguente:

dose in grammi del fertilizzante x percentuale del macroelemento/100/volume di acqua/0.001

Per esempio, utilizzando 5 grammi di un fertilizzante 20-20-20 in 10 litri d'acqua, il calcolo dell'azoto (N) come ppm è:
5 x 20/100/10/0.001= 100 ppm.
Lo stesso vale per il P e K ma devi prima fare la conversione da ossidi ad elementi, come ho scritto sopra, per avere i veri valori in P e K.
Ritengo che usare 100-150 ppm di N ad ogni irrigazione nei mesi di sviluppo vegetativo sia molto utile, anche se so di grandi coltivatori stranieri che usano costantemente 200-250 ppm di N con saltuarie pompate a 400 ppm.

Non c'è una relazione diretta tra ppm e microsiemens, anche se approssimativamente possiamo farle coincidere.
A titolo di esempio riporto la relazione tra ppm e microsiemens di alcune sostanze:

1 ppm = microsiemes/cm
Potassio nitrato KNO3:     1.1
Potassio fosfato mono:     0.6
potassio fosfato bibasico: 1.04
urea: 0
solfato di magnesio: 0.8
Potassio solfato: 1.2

Poiché l'elemento principale delle nostre fertilizzazioni è l'azoto, quando usiamo un fertilizzante commerciale NPK ci conviene calcolare solo l'azoto come ppm e quindi dosiamo il fertilizzante su questo parametro; fosforo e potassio verranno a ruota. Quindi di norma, a seconda delle nostre necessità, useremo l'azoto da 100 a 200 ppm. Ovviamente nei periodi di maggior sviluppo vegetativo, se lo riteniamo utile, possiamo aumentare questo valore e ridurlo in inverno, periodo di scarsa crescita vegetativa.


Ricordo anche l'estrema importanza di mantenere una stretta relazione tra luce, temperatura e fertilizzazioni.

Questi parametri devono essere sempre bilanciati tra loro. Ad un aumento della luce, infatti, deve corrispondere un aumento della temperatura ed un aumento della fertilizzazione. Guai ad esempio, a forzare le piante con troppo azoto quando è inverno: siccome c'è poca luce e fa freddo la pianta sarebbe forzata a produrre getti e foglie molli e deboli, facilmente attaccabili da insetti e malattie.

ricordati dello YIN e YANG della coltivazione delle orchidee!!

rispetta quindi l'equazione colturale nei rapporti tra luce, temperatura, acqua, fertilizzazione e circolazione d'aria !!

devi sempre rispettare il perfetto equilibrio tra questi parametri

Infine, non scordare che le piante necessitano assolutamente di magnesio (Mg), che sta' alle piante come il ferro sta' a noi, nella nostra emoglobina. Poichè molti concimi commerciali non contengono magnesio o ne contengono troppo poco, ritengo sia utile aggiungere un pò di solfato di magnesio ( sale inglese o di Epson) al nostro regime di fertilizzazioni.

Per ricapitolare, puoi farti quindi un buon fertilizzante in casa usando alcune delle sostanze che ho segnalato prima.

Se invece preferisci un fertilizzante commerciale, vediamo cosa si trova in commercio da noi, assodato che i Peters hanno avuto gravi problemi aziendali, con vendita del marchio a Scotts ( che a sua volta è stato inglobato da KB) poi ad Everris...
Ora il brand Peters Professional è prodotto e venduto da ICL, azienda di origine israeliana, ma il loro Peters NPK 20-20-20 contiene urea, cioè azoto ureico ((Ur-N) 13,1% e viene venduto in confezioni molto grandi, da professionisti. Viene da loro dichiarato che 1 gr/litro porta 0,8 mS/cm
 
Da noi nei garden, brico, etc troviamo i vari Cifo, Compo, Gesal, etc di discreta qualità; il KB promette bene, avendo l'azienda acquistato la Scotts (che produceva il Peters)

Un concime italiano che mi sembra interessante è prodotto dalla Venagro, azienda italiana con sede ad Annone Veneto (VE), col marchio StarShine: quello indicato per orchidee è un 15-15-15  ed ha una buona formulazione idrosolubile, senza urea (ha azoto nitrico ed ammoniacale) e con microelementi.

Altro concime, di cui negli anni scorsi si parlava molto, è il Rain mix di Akerne: in pratica è la famosa formula della MSU (Michigan State University ), a basso contenuto di fosforo (P), NPK >  11,8N+2,7P2O5+13,7K2O+11,8CaO+3,5MgO+4,8SO3
Il Rain mix è già completo di Ca e magnesio, per cui è superflua l'aggiunta di solfato di magnesio ( Epsom salts)
Viene consigliato di usarlo con acqua piovana o da osmosi, perchè se no devi tenere conto che ai sali minerali contenuti nel Rain mix aggiungi quelli presenti nell'acqua usata, e quindi cambia la formula finale.
a dire il vero, la MSU aveva proposto anche una formulazione idonea per l'acqua dell'acquedotto della loro università.


Ritengo tuttora che i vecchi Peters fossero eccellenti a tutti gli effetti, in particolare quelli senza urea.

chi coltiva orchidee da diversi anni certo ricorda questo mitico barattolo del vero, originale Peters



Jack Peters, figlio di quel Bob Peters, che nel 1947 aveva fondato la Peters, ha rifondato da qualche anno l'azienda col nome di JR Peters; però i loro concimi, Jack's Peters, tutti senza urea, vengono commercializzati per ora solo negli USA.

In fase di sviluppo vegetativo possiamo aggiungerci a nostro piacimento del Calcio nitrato, aumentandolo o diminuendolo in base alle nostre esigenze e periodi dell'anno. Si può invece aggiungere il potassio nitrato (NPK 12+0+35.7) se si vuole aumentare contemporaneamente azoto e potassio.

Se, per es., a 1,2 gr/litro di Hydrosol aggiungiamo 1,1 gr/litro di calcio nitrato otteniamo un fertilizzante che fornisce, come ppm, N 165 P 57 K 259 Mg 36 Ca 150

sarebbe utile misurare anche il pH della soluzione finale, cercando di stare tra 5.5 e 6.0 come pH, ma pochi usano un pH-metro ( le strisce reattive sono poco affidabili, come d'altronde è complessa la taratura dei pH-metri...)

io preparo due miscele madri concentrate, una con il peters, ad es, o il Sunshine Venagro ed il magnesio solfato, ed un'altra con il calcio nitrato, in quanto separati si conservano meglio; uso un rapporto 3:6:1, ad esempio metto in 100 cc di acqua osmotica 30 gr di nitrato di calcio in un contenitore e nell'altro metto 60 gr di concime 20.20.20 e 10 gr di magnesio solfato; al momento di usare il concime prima la prima soluzione, quella col 20-20-20 e magnesio solfato, e poi aggiungo il calcio nitrato, monitorando col conduttivimetro per raggiungere la conducibilità che mi interessa ottenere; in questo modo evito la possibile precipitazione di fosfati e solfati di calcio.

se non si usano le miscele madri, si possono aggiungere i sali minerali ex novo di volta in volta, con questa sequenza ottimale:


aggiungere all'acqua di irrigazione
prima il concime scelto, poi il magnesio solfato e infine il calcio nitrato.

Un rapporto consigliabile tra queste sostanze è 5:2:4  oppure  6:1:3

in orchidicoltura vengono anche usati i concimi a cessione controllata, slow release, in particolare dalle grandi aziende olandesi.
si tratta di quelle palline, variamente colorate, che, quando trovate al momento del rinvaso, spesso mettono in crisi i coltivatori amatoriali, che si domandano cosa siano: uova di qualche animale sconosciuto? funghi? parassiti?

si tratta di concime avvolto in resina organica che rilascia il contenuto in modo lento, anche per 9 mesi

    la storia:
la Sierra Chemicals Company , nel 1967, introduce la 1
a generazione di concimi avvolti: Osmocote, un granulo NPK avvolto da una resina organica in grado di assicurare la durata del rilascio dei nutrienti. Nel 1989 nasce la Grace-Sierra, che sarà comprata nel decennio successivo da Scotts.
 dopo 50 anni e con 4 generazioni di concimi avvolti, a cessione controllata, Osmocote Scotts, ora Osmocote ICL, resta il leader indiscusso nel mercato del florovivaismo..

in Australia la Scotts vende un prodotto già finito per orchidee, a base di fibra di cocco (coir chips) e pine bark ed osmocote.

Finora abbiamo parlato di fertilizzanti chimici. Una buona alternativa a questi elementi chimici è usare un concime organico, ad esempio guano o letame.
il letame stagionato può essere usato o così com'è, come parte integrante del substrato, in particolare con i cymbidium, oppure usato come tè di letame ( o di guano), mettendo cioè del letame in acqua ed utilizzando il tè risultante. A parte l'odore, i risultati sono buoni. Alcuni coltivatori americani usano come fertilizzante solo tè di letame.
I letami tendono ad avere un rapporto NPK di 1:0,5:1, cioè il fosforo, come P2O5, è la metà di N e K, come K2O
i letami sono diversi tra loro come contenuto in azoto, elemento principale; il più ricco in N azoto è quello ovino.
io ritengo che il guano, cioè letame di uccelli molto stagionato, sia utile e sicuro; sconsiglio la pollina fresca, cioè il letame fresco di pollo, che brucia invece le radici. Si può usare invece la pollina, stagionata in modo opportuno e che può essere acquista pellettata anche nei garden; di norma contiene NPK 4-4-4. 
Si può fare questo tè però con quasi letame.

analisi approssimativa del letame, di media il rapporto NPK  è 1:0,5:1

letame
N azoto%
P2O5 fosforo %
K2O potassio %
ovino
8    
2
8
mucca
3,4
1,3
3,5
cavallo
7
2,3
7
pollina fresca 3 2 1,6
pollina essicata 5 3 2,5


Breve nota sui cosiddetti integratori

sono spesso consigliati, però i dati in letteratura sono scarsi, e spesso incerti e contradditori.
certamente non sostituiscono i classici fertilizzanti NPK, ma potrebbero integrarne e/o potenziarne l'azione.
Evitate in ogni caso gli integratori definiti "miracolosi" dalle grosse aziende commerciali, spesso banali prodotto contenenti malassa di barbabietola.

Ho utilizzato un estratto di un'alga, Ascophyllum nodosum (Linnaeus) Le Jolis, detto Alga Special, prodotto dalla Gobbi e, pur non avendo fatto personalmente uno studio con crismi di scientificità, la mia impressione è stata positiva.
Ho sentito parlare bene anche dei prodotti della Nuovasunchemical contenenti Ascophyllum nodosum, ma non ho esperienza diretta.
Alcuni amici stanno sperimentando questi estratti di Ascophyllum nodosum; riporterò in futuro i risultati, sperando che confermino le prime, buone impressioni.
La dose consigliata, in base alle mie e loro osservazioni, è 1 cc/litro di acqua piovana o da osmosi, e dose dimezzata di 20-20-20, unaq o due volte al mese.
Sembra aumentare la crescita della pianta e soprattutto la sua resistenza alle malattie.


   accessi dal 25/10/2018, data della revisione ed aggiornamento

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